I viaggi del Walhalla
Capo Horn.
Un’avventura ai confini del mondo Il comune
senso dell’avventura e l’amore per il mare e la vela hanno fatto condividere a
Giorgio, Alfredo, Adriano, Carmelo e Donatella una meravigliosa esperienza ai
confini del mondo. Arriviamo ad
Ushuaia il 7 febbraio 2005 . Il
pomeriggio è ventoso ma noi siamo fiduciosi di portare il bel tempo dopo una
settimana di instabilità che, a detta del comandante Antonio Guglielmo, ha
messo a dura prova il precedente equipaggio. Ushuaia è la
nostra base di partenza per Capo Horn. Nel piccolo molo tutte le imbarcazioni
in sosta sono in attesa di proseguire la loro navigazione attraverso il canale
di Beagle per raggiungere l’arcipelago delle isole Wollaston, dove si trova il
mitico Capo. Subito ci
rendiamo conto che in questi luoghi tutto è essenziale. Anche le poche
attrezzature a supporto alle imbarcazioni fanno capire che a questa latitudine
la soluzione a qualsiasi problema può essere quanto mai complicata. La nostra
imbarcazione a vela: il Tari II ha lo scafo in alluminio ed è attrezzata, come
tutte le altre imbarcazioni che navigano in questi mari, per fronteggiare mare
impetuoso e frequenti colpi di vento. L’avventura ha
inizio l’ 8 febbraio 2005 quando il Comandante molla gli ormeggi e dirige la
prua del Tari II verso Capo Horn. La prima tappa
del nostro viaggio è porto Williams, in Cile, che contrariamente a quanto
sostenuto dagli Argentini, è il vero ultimo insediamento a Sud del mondo. Le cinque ore
di navigazione necessarie a raggiungere porto Williams ci hanno riservato un
turbinio di emozioni per le quali è difficile trovare le giuste parole.
Navighiamo per ore senza vento. L’acqua immobile è un pullulare di vita: Cormorani
che si immergono o spiccano il volo a pelo d’acqua, Albatros con il loro becco
giallo, Pinguini e Leoni Marini che si crogiolano al sole. In serata, nel
piccolo approdo di Porto Williams, completiamo le operazioni di ingresso in
Cile. Il piccolo insediamento, a differenza di Ushuaia, cittadina ridente e
piena di vita, si rivela un avamposto militare dell’Armada Cilena. Poche case,
pochi servizi, poche attività. Porto
Williams ospita anche l’ultimo insediamento degli indios Yaganes. Una
settantina di essi vivono nel villaggio Ukica. A bordo del
Tari II apprezziamo la cena cucinata dal marinaio Gustavo, argentino ma figlio
di genitori italiani. Sempre attento per cercare di soddisfare le nostre
esigenze. Durante la serata le bottiglie di vino si consumano con generosità. All’alba del
giorno seguente, confortati dalle previsioni metereologiche, riprendiamo la
nostra navigazione che prosegue tranquilla. Superiamo passo Picton dove il
canale di Beagle incontra l’oceano Atlantico. All’estremità dell’omonima isola,
il relitto di una delle tante navi affondate in questi luoghi ci richiama alla
realtà di un mare che può riservare, in qualsiasi momento, spiacevoli sorprese.
Verso sera
dopo aver navigato per l’intera giornata ed essere entrati nell’arcipelago
delle Wollastons ancoriamo nella baia di Cala Martial, nell’isola di Herschel.
Base di partenza per il giro del Capo. La serata e la notte trascorrono
tranquille ma all’alba l’urlo del vento ci fa apprezzare i Fortunatamente
l’intensità del vento diminuisce. Rapidamente e di buon mattino riprendiamo la
navigazione verso il Capo. I primi
navigatori che nel 1616 oltrepassarono il Capo furono gli Olandesi Shuten e Le
Maire. Lo denominarono “Hoorn Caap” in onore del porto da dove salparono, ma al
loro rientro in patria furono incarcerati perché non cedettero ai loro
racconti. Successivamente,
nel 1618, una spedizione dei fratelli Nodal circunnavigò Negli anni a
seguire numerosissime spedizioni si susseguirono e numerosissimi furono i
naufragi. Le carte nautiche storiche in commercio riportano chiaramente i
numerosi naufragi avvenuti in queste acque nei secoli trascorsi e dimostrano
quale tributo di vite umane ha preteso Capo Horn. La pericolosità della navigazione in questa
luogo è dovuta alla formazione di frequenti basse pressioni a sud del Capo
contrastate dalle alte pressioni che si affacciano sulla Terra del Fuoco. Questa
notevole variazione di pressione atmosferica genera venti impetuosi che possono
superare, con frequenza, i 50 nodi di velocità. In queste circostanze
l’orografia del fondo marino, che in prossimità del Capo varia repentinamente
da Fortunatamente
la nostra navigazione procede calma e tranquilla. Non è così per il nostro
stato d’animo. Scrutiamo, guardiamo, cerchiamo. La sagoma del Capo compare
all’orizzonte, il tempo necessario a raggiungerlo ci sembra interminabile e ci
regala emozioni condivise in silenzio. Alle ore 8,50
del 10 Febbraio 2005 Tari II con il suo equipaggio doppia il Capo Horn.
L’evento viene festeggiato con una bottiglia di ottimo spumante. La festa
continua con la sbarco sull’isola e la visita alla postazione dell’Alcamar che
appone sui nostri passaporti il timbro dell’Armada Cilena. L’Alcamar è il
militare che vive per un anno intero, con la sua famiglia, in luoghi strategici
della costa Cilena deputati al controllo della navigazione. Tale controllo,
oltre a verificare il transito delle imbarcazioni, rassicura chi naviga in
queste acque. Felici
di aver realizzato il sogno di tutti i marinai e con il cuore gonfio di
orgoglio dirigiamo la prua verso la rotta del ritorno. Ecco, arriva il vento:
improvviso, forte, prepotente, urlante a frustare le nostre vele a scuoterci da
quell’irreale assopimento vacanziero e festaiolo che ci ha accompagnato nella
prima parte della nostra giuonata viaggio. Willy Wohoo! (in realtà sarebbe
Williwaw ma a noi piace chiamarlo così). È Il nome che ben rappresenta il
fenomeno meteorologico che in queste latitudini si presenta improvviso con
raffiche di vento che precipitano dalle alture a 50, 60 nodi ed anche più e che
solleva la superficie dell’acqua polverizzandola. Siamo smarriti e increduli,
ma pronti a governare la barca. Riduciamo le vele. Prima Giorgio, poi Adriano
si avvicendano al timone conducendo la barca spedita verso Caletta Martiale
nell’isola di Lenox dove ci attende una riparo.
All’imbrunire
siamo all’ancora in una rada sicura ma aperta. Il vento continua a soffiare
forte, da prua, per tutta la notte. Ciò non ci impedisce di essere soddisfatti
per aver incontrato Willy Wohoo. Ma ci
si stringe il cuore nel sentire il racconto del Capitano dell’imbarcazione Olandese
che troviamo ancorata in rada. Di ritorno dall’Antardide ha dovuto affrontare
la navigazione nello stretto di Drake con il motore in panne e condizioni
metereologiche difficili. Il mattino
seguente ci riserva la piacevole sorpresa di un sole caldo e di un cielo terso.
Con il gommone ci accingiamo sbarcare sull’isola di Lenox accompagnati dalle
festose evoluzioni di alcuni delfini. L’Alcamar ci attende sul molo con le sue
figliolette vestite a festa. Siamo ospiti rari e graditi. La casa dell’Alcamar
è essenziale e piena di calore. Certo durante i lunghi e freddi giorni di
inverno la solitudine in questi luoghi deve pesare molto. Approfittiamo
della bella giornata per visitare l’isola e per sgranchirci le gambe. Il cane
Mancha è il vero custode dell’isola. Infatti, mentre gli Alcamar si avvicendano
di anno in anno, con le loro famiglie, lui è sempre li e da grande conoscitore
dei luoghi ci guida nella nostra piacevole ed interessante escursione. Nel primo
pomeriggio riprendiamo la navigazione diretti alla caletta Banner nell’sola di
Picton. Nelle La sera
trascorre tranquilla all’ancora ma le previsioni metereologgiche trasmesse via
radio non promettono nulla di buono. All’alba dell’indomani riprendiamo la navigazione
consapevoli che nelle ore calde della giornata l’intensità del vendo sarebbe
aumentata notevolmente. Infatti, puntuale dopo circa tre ore siamo stati
investiti da un forte vento di prua accompagnato da pioggia e grandine. Questo
fenomeno si chiama Chubasco. Nel primo
pomeriggio ripariamo all’interno di Porto Williams dove, nel frattempo, l’Armada
de Cile a causa del cattivo tempo ha chiuso il porto alla navigazione in
uscita. In serata abbiamo avuto il piacere di conoscere l’equipaggio di
un’altra imbarcazione italiana. I coniugi Mariolina Rolfo e Giorgio Ardrizzi
che, innamorati di questi luoghi, da tempo trascorrono qui diversi mesi
dell’anno. Mariolina e Giorgio sono anche gli autori del libro: Patagonia &
Terra del Fuego – Nautical Guide. Il giorno
successivo continua il cattivo tempo così siamo costretti a restare a Porto
Williams. Ne approfittiamo per una escursione nelle vicine alture dalle quali
possiamo ammirare il canale di Beagle nella sua spettacolarità. La seconda
parte del nostro viaggio prevede una visita ai ghiacciai della Cordillera
Darwin. Riprendiamo la navigazione lungo
il braccio Nord-Est del canale di Beagle
che verso Ovest ha sbocco nell’Oceano Pacifico. Normalmente, in questo canale,
il vento soffia prevalentemente da Ovest con maggiore intensità nelle ore
centrali della giornata. Dopo La mattina
seguente dopo una notte trascorsa tranquilla, anche per il doppio ancoraggio
con cavi a terra, riprendiamo di buon’ora la navigazione per raggiungere Sino Pia.
Un profondo fiordo sul canale di Beagle dove potremo incontrare il più grande e
maestoso ghiacciaio della cordigliera Darwin. Purtroppo, quando mancano ancora Arriviamo a
caletta Ferrari spinti da un rabbioso colpo di vento. Nel ridosso troviamo un pò
di tranquillità. Purtroppo a terra non c’è alcun segno di vita e dobbiamo
accontentarci della minestra del Capitano Antonio. Scendiamo a
terra soltanto la mattina del giorno seguente. Ci aspettano case vuote che
testimoniano presenze di vita dura e solitaria. È possibile che le poche
persone che abitano qui siano a rincorrere i loro cavalli selvaggi in questo
luogo desolato, selvaggio. Dopo una breve
esplorazione dei luoghi salpiamo per Porto Navarrino dove l’Alcamar, più di
ogni altro soffre la sua solitudine alla vista della ridente Ushuaia che si
trova in bella vista dall’altra parte del canale. Lui in Cile, Ushuaia in
Argentina. Accompagnati
dai figli dell’Alcamar visitiamo Dopo aver
espletato le formalità doganali a porto Williams, il giorno dopo, rientriamo ad
Ushuaia dove finisce la nostra navigazione ai confini del mondo.
|
|||||